sabato 19 dicembre 2009

A duemila anni dal duemila (Francesca Knor)

Il rapporto tra fede e ragione secondo la "Fides et Ratio", nell'enciclica del settembre del 1998 promulgata dal Papa Giovanni Paolo II
Tra Fede & Ragione
Le encicliche, dunque, non sono il parto notturno (si fa per dire) di un pontefice che le riceve in flebo dalla Provvidenza per stenderle malferme sulla pregiata carta della sua scrivania da letto. Sono il risultato della spremitura di parecchie meningi (quante e quali non è dato sapere) ecclesiastiche: immaginiamo diverse teste d’uovo, coronate da gentil cappelletto, che, in lindi (puliti dalle suore) studioli vaticani redigono in penombra questi documenti facendo la summa di tutto il loro sapere e cercando di rispondere alle sollecitazioni che pervengono ai vertici dalla base caotica e multiforme (il gregge) e dai loro pastori (sacerdoti e vescovi).Dall’anno 2000, anno che tutti sanno già che sta arrivando (basta guardare le scadenze sulle scatolette)... giungono grida, lamenti, dubbi e risate: e da duemila anni prima, anno in cui si è fermata e a cui risale l’avventura intellettuale di questi compilatori, arrivano le risposte.Dobbiamo pensare che sia urgente in questo momento, parlare dei rapporti tra fede e ragione, perché ogni enciclica risponde alla impellenza di pianificare certi problemi, anche molto "concreti", in cui la Chiesa è coinvolta: pensiamo ad esempio alla scocciatura di dover diffondere un’enciclica, "Quanta cura", (1741) per proibire i traffici di elemosine, o ai giri di parole necessari a presentare in maniera casta la "Mirari Vos" (1832) in cui si proibiva la libertà di coscienza e di stampa, e così via, sino ad esempio alle gravi preoccupazioni teologiche che potevano ispirare la "Gravissimo Officio" (1906) in cui la Chiesa si dispera per il suo destino in Francia (con la legislazione repubblicana)...Attualmente, l’ottimismo che aveva introdotto un papa polacco al momento giusto, e l’esultanza per la caduta dei regimi dell’ateismo di stato, hanno lasciato il posto ad una stizza ed a una depressione notevole visto che la gente si ostina a non voler essere tutta cattolica, anzi, molti tra i più giovani sono convinti che dio sia un misto di varie divinità correnti, o non credono affatto.Dal primo punto (p. 1), circa i rapporti tra fede e ragione, si conclude che la "fede" è quella particolare capacità di credere alla verità di alcune risposte, quelle date dalla chiesa circa il senso della vita ed il perché "della presenza del male". Ma questi due interrogativi che l’enciclica definisce "universali" (escludendo quindi a priori ogni tipo di inclinazione e cultura che non riconosca ad esempio il bisogno di dare un "senso" alla vita), hanno già una risposta in varie religioni (si citano en passant, come a dare un tocco pittoresco, anche i Veda), però la Chiesa si definisce colei che "nel Mistero Pasquale ha ricevuto in dono la verità ultima sulla vita dell’uomo" (p. 2). Chiunque inizi a leggere questa enciclica può capire fin da subito quindi che si sta facendo una rassegna di domande - pretesto... sulle quali però non è ammessa altra risposta che quella della Chiesa. e qui chiudiamo la lettura ed andiamo a fare una bella passeggiata invernale, vi va?Per chi volesse insistere, l’imposizione della verità contenuta nel "mistero pasquale" è per inciso la convinzione che un dio, nei panni di Cristo, sia venuto sulla terra per farsi crocifiggere a nostra discolpa (in quanto peccatori:... il peccato esiste prima di dio) e, diciamo così in vena sadomasochistica, dimostrandoci il suo amore; questo dio avrebbe poi lasciato alla Chiesa carta bianca per "evangelizzarci", cioè inculcarci insegnamenti fatti derivare dalla storia (più o meno riscritta) della sua vita.

1 commento:

  1. La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. E Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso (cfr Es 33, 18; Sal 27 [26], 8-9; 63 [62], 2-3; Gv 14, 8; 1 Gv 3, 2).

    Da: Conosci Te Stesso.

    Un semplice sguardo alla storia antica, d'altronde, mostra con chiarezza come in diverse parti della terra, segnate da culture differenti, sorgano nello stesso tempo le domande di fondo che caratterizzano il percorso dell'esistenza umana: chi sono? da dove vengo e dove vado? perché la presenza del male? cosa ci sarà dopo questa vita? Questi interrogativi sono presenti negli scritti sacri di Israele, ma compaiono anche nei Veda non meno che negli Avesta; li troviamo negli scritti di Confucio e Lao-Tze come pure nella predicazione dei Tirthankara e di Buddha; sono ancora essi ad affiorare nei poemi di Omero e nelle tragedie di Euripide e Sofocle come pure nei trattati filosofici di Platone ed Aristotele. Sono domande che hanno la loro comune scaturigine nella richiesta di senso che da sempre urge nel cuore dell'uomo: dalla risposta a tali domande, infatti, dipende l'orientamento da imprimere all'esistenza.

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